L’obiettivo europeo
La Commissione dell’Unione Europea ha, negli ultimi mesi del 2022, proposto una riforma avente ad oggetto il packaging dei prodotti, in ottica di riciclo e riuso più sostenibile. Una delle sfide più ardue di questo millennio è divenuta proprio cercare di modellare un mondo in cui il consumo edonistico e la sovrapproduzione massiva non strangoli le risorse del nostro pianeta – che ci siamo accorti non essere infinite -. E protagonista di questa rivoluzione è anche il materiale destinato a sostituire la plastica nel futuro, ossia la carta.
L’obiettivo europeo è fissato nel 2040: ridurre i rifiuti di confezioni ed imballaggio dei paesi membri nella misura del 15% pro capite. Entro il 2030, invece, il 20% delle bevande da consumare on the go dovrà essere contenuto in imballaggi completamente riutilizzabili, riciclabili e quindi sostenibili, ad aumentare fino all’80% nel 2040.
Le dichiarazioni sul tema
L’avvocato Marco Ravazzolo, responsabile in Confindustria alle Politiche industriali per la sostenibilità, ha dichiarato: «Non accettiamo lo spostamento di paradigma del nuovo regolamento europeo dal riciclo al riuso. È un approccio non suffragato da dati scientifici. Un esempio: il massivo uso di acqua per permettere il riutilizzo».
A sostegno di questa tesi contraria agli obiettivi europei ci sarebbe il virtuosismo italiano nel riciclo. Il quale nel 2021 ha generato ben un miliardo e 525 milioni di euro di benefici all’ambiente.
Secondo Luca Ruini, presidente Conai: «Il riciclo permette di risparmiare non solo materia prima, ma anche energia primaria e CO2. L’Italia è già leader a livello europeo in questo settore dell’economia circolare: siamo il primo fra i grandi Paesi per riciclo pro capite degli imballaggi».
In sostanza non dovrebbe essere l’Italia a farsi carico di questi gravosi obiettivi, visto che è un passo avanti a tante altre nazioni.
A che punto siamo oggi?
Vale la pena menzionare quelle attività virtuose che hanno già cominciato ad utilizzare il cosiddetto vuoto a rendere nella loro politica di distribuzione. Un esempio ne è la società dell’acqua Levissima, la quale ha promosso la distribuzione porta a porta e organizzando la consegna e il ritiro gratuito del vuoto al fine di riciclare le bottiglie.
Fonte Margherita e la società belga Va.s.co. hanno siglato un accordo per offrire lo stesso servizio in Belgio e Lussemburgo per il ritiro delle bottiglie in vetro.
Bevy è uyna start up italiana che punta proprio come mission dell’azienda di diventare il punto di riferimento dello stivale per il ritiro del vuoto e il riciclo di bottiglie.
Le scelte dei consumatori sui packaging di carta e sostenibili
La spinta verso la sostenibilità ambientale dei packaging non è mal sopportata dai consumatori, che anzi, negli ultimi anni hanno man man preferito sempre di più acquistare prodotti sostenibili anziché altri, già solo per la consapevolezza che quella confezione sarebbe stata più facilmente smaltibile.
Silvia Zucconi, responsabile responsabile market intelligence & business information di Nomisma ha dichiarato: «Il green packaging definisce sempre di più le scelte di acquisto tanto che negli ultimi 12 mesi il 65% delle famiglie italiane ha inserito nel proprio carrello un prodotto perché aveva una confezione più sostenibile. E il 19% ha smesso di acquistare un prodotto perché il packaging non era considerato sostenibile».
Ad essere preferita su tutti è la carta e il cartone. Si fa largo, insomma, la consapevolezza che l’umanità non può più permettersi interi oceani di plastica. La spinta, quindi è quella, prima di tutto di evitare superflui overpacking e poi di preferire la carta alla plastica. La società Natura Nuova è stata fra le prime in Italia a lanciare packaging e confezioni sostenibili con certificati Fsc, riuscendo a ridurre anche del 30% la quantità di cartone utilizzato per i brik.