Oggi il mercato è davvero vasto e ricco. C’è spazio per tutti, ovviamente, e per le idee di tutti, ma tante di queste, in un modo o nell’altro, sono state già sviluppate.
Per questo motivo c’è da fare attenzione a ogni dettaglio, perché potrebbe essere già stato scelto da qualcun altro.
E ciò vale anche per un ambito quale quello del packaging.
Per quanto idee fresche ci siano sempre, è molto semplice che si avvicinino a qualcuna già elaborata. E lo è altrettanto che un tipo di packaging somigli a quello di qualcun altro.
Ciò è da mettere in conto e ampiamente compreso. Ma il limite tra il semplicemente e comprensibilmente simile e la copia è da distinguere e non valicare mai.
Esiste, infatti, ad esempio l’illecito confusorio.
Questa pratica è davvero negativa a svilente. Si tratta di un illecito vero e proprio che fa sì che un packaging venga volontariamente scambiato per un altro. La confusione creata dall’incredibile somiglianza gioca a favore della copia e in sfavore dell’originale, preso per un prodotto probabilmente più scarso di qualità e sicuramente non originale quanto l’altro.
Si cade perciò nella concorrenza sleale per imitazione, dannosa non solo per gli imprenditori vittime di ciò, ma anche per i consumatori colpiti, convinti di comprare un prodotto al posto di quello che in realtà portano a casa.
E non è nemmeno da sottovalutare il riscontro che determinati atti comportano in campo legale.
Per fortuna, infatti, un’imitazione continua, sistemica e durevole che sia chiaro segno di concorrenza sleale e parassitaria è perciò punita dalla legge.